Venceslao, Genova, Franchelli, 1717 (Il Venceslao)

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Loggie.
 
 ERENICE, ERNANDO
 
 ERENICE
 Ernando, a cercar vengo
 nel piacer de’ tuoi lumi
 una parte del mio.
 ERNANDO
 Deh nol cercar, bella Erenice. Addio.
 ERENICE
415Che? Un ingiusto divieto
 tanto rispetti e tanto
 temi nella mia vista
 d’irritar Casimiro?
 ERNANDO
 Altro temo, Erenice, altro sospiro.
 ERENICE
420Che mai?
 ERNANDO
                     Già nel mio core
 son reo. Lascia che almeno
 nel tuo viva innocente.
 ERENICE
 Ancor ten priego. Aprimi il cor, favella.
 ERNANDO
 Sia l’ubbidirti, o bella,
425gran parte di discolpa al mio delitto.
 Parli ’l labbro e ’l confessi,
 se pure a te sinora
 non disser gli occhi miei che il cor t’adora.
 ERENICE
 Tu scherzi o sì amoroso
430a favor d’Alessandro ancor mi parli.
 ERNANDO
 Chi può mirar quegli occhi e non amarli?
 T’amai dal primo istante in cui ti vidi,
 tel dissi ne l’estremo in cui ti perdo,
 quando al tuo cor nulla più manca e quando
435tutto, tutto dispera il cor d’Ernando.
 ERENICE
 Dov’è virtù, dove amistade in terra,
 se la tradisce Ernando?
 Ma no, non è capace
 di tal viltà. Dar fede
440deggio, più che al suo labbro, al suo gran core.
 Fuor che di gloria, egli non sente amore.
 ERNANDO
 Non sento amor? T’amo, Erenice, t’amo
 ma da amico e da forte.
 Che non spira altri amori il tuo sembiante.
 ERENICE
445Vanne, ti credo amico e non amante.
 ERNANDO
 
    Per saper s’io sono amante
 basta sol per breve istante
 i miei lumi rimirar.
 
    Coi lor guardi afflitti e mesti
450sapran questi
 la mia pena palesar.
 
 SCENA II
 
 ERENICE sola
 
 ERENICE
 S’è vero che t’ami Ernando,
 mia beltade, io compiango i tuoi trionfi.
 Fuor del mio sposo, ogn’altra
455tua vittoria detesto, ogn’altro onore,
 non ti chiedo trofei dopo il suo core.
 
 SCENA III
 
 CASIMIRO, ERENICE
 
 CASIMIRO
 Felice incontro; arresta,
 bella Erenice, il piede.
 Quel che ti vedi inante
460non è più Casimiro,
 quell’importuno e quel lascivo amante.
 Egli è il prence e l’erede
 del polonico scettro,
 tuo amator ma pudico e che destina
465te al suo regno e al suo amor moglie e regina.
 ERENICE
 Come? Tu, Casimiro, erede e prence
 del polonico scettro,
 chiedi in moglie Erenice, il vile oggetto
 de l’impuro tuo affetto?
 CASIMIRO
470Sì, principessa, a quella fiamma, ond’arsi,
 purgai quanto d’impuro avea ne l’alma.
 ERENICE
 Vane lusinghe. Io veggio
 ancora in te quell’amator lascivo,
 de l’onor mio nemico,
475non per virtù ma per furor pudico.
 CASIMIRO
 S’errai, fu giovanezza e non disprezzo.
 ERENICE
 E s’io t’odio, è raggione e non vendetta.
 CASIMIRO
 Cancella un pentimento ogni gran colpa.
 ERENICE
 Machia d’onor mai non si terge; e spesso
480insidia è il pentimento.
 CASIMIRO
 Sarai mia sposa.
 ERENICE
                                 Io, Casimiro?
 CASIMIRO
                                                            E meco
 tu regnerai felice.
 ERENICE
 Non troverai Lucinda in Erenice.
 
    Non m’è caro amar penando
485chi tradir vuol la mia pace
 per godere in libertà.
 
    È follia vivere amando
 chi d’amore ha doppia face,
 chi è sol reo d’infedeltà.
 
 SCENA IV
 
 CASIMIRO, poi GISMONDO
 
 CASIMIRO
490Mie deluse speranze,
 non andrete impunite
 d’un tal rifiuto.
 GISMONDO
                               In traccia appunto, o prence,
 di te venia.
 CASIMIRO
                        Che arrechi?
 GISMONDO
 Quel che t’arde nel sen per Erenice
495indegno foco ammorza.
 CASIMIRO
 L’offerta del diadema,
 che le fece il mio amor, sprezzò l’ingrata.
 GISMONDO
 E sprezzarla perché? Per abbassarsi
 già sposa ad altri amplessi.
 CASIMIRO
500Come? Sposa Erenice? O dei! Ma dove?
 Quando? Con chi?
 GISMONDO
                                     Ne la ventura notte
 è stabilito il nodo.
 CASIMIRO
 Così vicina ancora
 la mia sciagura? E certo il sai?
 GISMONDO
                                                          Poc’anzi
505da Ismene a me germana e di Erenice
 la fida amica il tutto intesi.
 CASIMIRO
                                                    Ah troppo,
 Gismondo, intesi.
 GISMONDO
                                    È tempo...
 CASIMIRO
 È tempo di vendicarsi. Iniqua.
 Ma nel rival superbo
510ti punirò.
 GISMONDO
                     No, mio signor...
 CASIMIRO
                                                     Gismondo,
 parto col mio furor. Tu taci il tutto.
 GISMONDO
 Stragi prevego e lutto.
 CASIMIRO
 
    D’ire armato il braccio forte
 stragi e morte
515implacabile vibrerà.
 
    Duolmi sol che il fier rivale
 sotto a questo acciar reale
 di cader la gloria avrà.
 
 SCENA V
 
 Anfiteatro preparato in forma di steccato.
 
 LUCINDA con seguito
 
 LUCINDA
 Sommi dei, menti eterne,
520da’ voti miei tanto stancati e tanto
 da l’infedel mio sposo
 spergiurati e scherniti,
 se mai su l’are vostre
 vittime elette io fei cader, se a voi
525giunser mai con gl’incensi
 gl’innocenti miei prieghi, a me volgete
 raggi propizi e in questa
 fatal temuta arena
 finite la mia vita o la mia pena.
 
 SCENA VI
 
 VENCESLAO con seguito e LUCINDA
 
 VENCESLAO
530Impazienza e sdegno
 ben qui ti trasse frettoloso.
 LUCINDA
                                                   Sono
 anche i più brevi indugi,
 a chi cerca vendetta, ore di pene.
 VENCESLAO
 Stranier, cadente è ’l sole; e meglio fora
535sospender l’ire al dì venturo e l’armi.
 LUCINDA
 Tanto rimane, o sire,
 di giorno ancor che ne avrà fin la pugna.
 Giudice e re tu stesso
 l’ora assegnasti e ’l campo; ed or paventi?
 VENCESLAO
540Pugnisi pur. Non entran nel mio core
 deboli affetti e n’è viltà sbandita;
 e se ora temo, temo
 l’innocenza del figlio e non la vita.
 
 SCENA VII
 
 CASIMIRO con seguito, VENCESLAO e LUCINDA
 
 CASIMIRO
 E vita ed innocenza
545affidata al mio braccio è già sicura.
 LUCINDA
 Impotente è l’ardir in alma impura.
 
 SCENA VIII
 
 LUCINDA, CASIMIRO, VENCESLAO
 
 LUCINDA
 O tu, che ancor non veggio
 qual ti deggia chiamar, nemico o amico,
 possibil fia ch’espor tu voglia al fiero
550sanguinoso cimento e fama e vita?
 Dimmi, di’, Casimiro,
 tu non vergasti il foglio? Ignoto il volto
 t’è di Lucinda e ’l nome?
 Fede non le giurasti?
555Amor non promettesti? E dir tu ’l puoi?
 Tu sostener? Scuotiti alfin. Ritorni
 la perduta ragion. Già per mia bocca
 l’amorosa Lucinda or sì ti dice.
 
    Cara parte di quest’alma,
560torna, torna a consolarmi.
 Sposo amato...
 
 CASIMIRO
 
                              All’armi, all’armi.
 
 LUCINDA
 
    Traditore, più che amore,
 brami piaghe e vuoi svenarmi?
 
 CASIMIRO
 
 All’armi, all’armi.
 
 LUCINDA
565Dunque all’armi, spergiuro.
 Sieguasi il tuo furor, pugnisi, io meco
 ho la ragion de l’armi,
 meco i numi traditi,
 l’onestà vilipesa, i tuoi spergiuri.
570Su, stringi il ferro e temi
 le piaghe che ricevi
 ma più quelle che fai. Più del tuo sangue,
 temi il mio sangue e sia
 il tuo rischio maggior la morte mia.
575Ma che dissi mia morte?
 La tua, la tua vogl’io. Perfido, a l’armi.
 Ben saprà quest’acciaro
 a quel core infedel farsi la strada.
 CASIMIRO
 (Io volgerò contro costei la spada?)
 LUCINDA
580Che fai? Che pensi? Omai
 o ti difendi o ti trafiggo inerme.
 CASIMIRO
 Pugnisi al novo giorno. (Ernando intanto
 andrò a punir di quell’ingrata a canto).
 LUCINDA
 No no, pugna or volesti e pugna or voglio.
585O tu qui cadi od io.
 CASIMIRO
 (Tolgasi quest’inciampo all’amor mio).
 Sei vinto ed è il tuo torto
 chiaro agl’occhi del padre, a quei del mondo.
 LUCINDA
 Hai vinto, o vil, ma generoso e forte
590ne le perdite mie restami il core.
 Forse de’ tuoi trionfi
 non godrai longamente, o traditore.
 Tutte armate a tuo danno
 le lituane spade empier di stragi
595questa reggia sapranno;
 e tu, principe indegno,
 piangerai la tua sorte
 senza onor, senza fede e senza regno.
 VENCESLAO
 Sì temerario?
 CASIMIRO
                             Ascolta
600quanto audace è costui.
 LUCINDA
 Di temerario a torto
 mi tacci, o re. La mia ragione, il giusto
 parlan su questo labro e se tu nieghi
 di vendicarmi, io stessa
605farò le mie vendette. Ho avezza anch’io
 la fronte alla corona, il piede al trono,
 so punir, so regnar. Lucinda io sono.
 VENCESLAO
 Lucinda?
 CASIMIRO
                     Eh padre, un mentitore è desso,
 mentì già il grado ed or mentisce il sesso.
610Questa non è Lucinda. In tali spoglie
 non s’ascondon regine.
 Non sei Lucinda, no. Confuso e vinto,
 pien di scorno e di duolo
 rimanti. (Il padre viene, a lui m’involo). (Via)
 
 SCENA IX
 
 VENCESLAO e LUCINDA
 
 VENCESLAO
615Fugge la mia presenza
 il colpevole figlio.
 Col tacermi il tuo grado e la tua sorte
 m’offendesti, regina.
 LUCINDA
 A che scoprirla, o sire,
620quando dovrei sino a me stessa ignota,
 nel più profondo orrore,
 sepellir la mia pena e ’l mio rossore?
 VENCESLAO
 Il poter di monarca,
 l’autorità di padre
625sul cor del figlio a tuo favore impegno.
 Ne la ragion confida,
 ne l’amor nostro e rasserena il ciglio.
 Sarà tuo sposo o non sarà mio figlio.
 LUCINDA
 Men da la tua virtude, alto regnante,
630attender non potea Lucinda amante.
 
    Son regina e son tradita,
 il mio onor e la mia vita
 tu difendi, o giusto re.
 
    Nel tuo figlio è la mia sorte;
635o il crudel mi dia la morte
 o in amor mi serbi fé.
 
 SCENA X
 
 VENCESLAO
 
 VENCESLAO
 Sensi d’un re, non vi perverta amore.
 Il colpevole figlio
 oggi a lei stenderà la man di sposo.
640E se vorrà orgoglioso
 opporsi a la ragion del mio comando,
 col di lui sangue a’ piedi miei trafitto
 le macchie laverà del suo delitto.
 
    Come l’onda furibonda
645d’orgoglioso fiume ondoso
 a lo scoglio a franger va.
 
   Tal del figlio il cieco orgoglio
 d’un regnante genitore
 al furore cederà.
 
 SCENA XI
 
 Notte. Stanza di Casimiro con gabinetto.
 
 GISMONDO, poi VENCESLAO
 
 GISMONDO
650La notte avanza; e ’l prence
 non viene ancora, ei solo
 col suo furor rimase,
 torbido e minaccioso
 e rivale e geloso.
 
655   Oggi, o patria, irato cielo
 la tua pace turberà.
 
    E un mortal velo
 di questo giorno
 sì chiaro e adorno
660il bel sereno
 t’asconderà.
 
 VENCESLAO
 Gismondo, ov’è il mio figlio?
 GISMONDO
                                                       Io qui l’attendo.
 VENCESLAO
 O dio! L’alma presaga
 m’è di sventure e per Ernando io temo.
 GISMONDO
665Anco non vien.
 VENCESLAO
                              Gismondo,
 chiamisi tosto il duce Ernando.
 GISMONDO
                                                           Al cenno
 affretto il piè veloce.
 (Temo anch’io l’ire per un amor feroce).
 
 SCENA XII
 
 VENCESLAO, poi CASIMIRO
 
 VENCESLAO
 E pur cresce nel seno
670e l’affanno e ’l timor; qual notte è questa
 in cui sognansi orrori ad occhi aperti?
 Cor di re, cor di padre,
 qual acciar ti trafigge? E qual gran male
 tutto gelar fa nelle vene il sangue?
675Il supplicio de’ rei
 prova quest’alma; e in che v’offesi, o dei?
 CASIMIRO
 
    Dolci brame di vendetta,
 già la vittima cadé.
 
 VENCESLAO
 Sparite, o de la mente
680torbide larve... Figlio...
 CASIMIRO
                                            Padre... (Oh stelle!)
 VENCESLAO
 Che acciaro è quel? Che sangue
 ne stilla ancor? Qual colpo
 mediti? E qual facesti?
 Che orror, che turbamento
685ti sparge il volto?
 CASIMIRO
                                  (Ahi che dirò?)
 VENCESLAO
                                                                Rispondi.
 CASIMIRO
 Signor...
 VENCESLAO
                   Parla.
 CASIMIRO
                                Poc’anzi...
 andai... Veni... L’amore...
 Lo sdegno... Una ne l’altra
 mancan le voci. Attonito rispondo;
690nulla, o padre, dir posso e mi confondo.
 VENCESLAO
 Gran timido è un gran reo.
 Errasti, o figlio, e gravemente errasti.
 Ragion mi rendi or di quel sangue.
 CASIMIRO
                                                                  Questo...
 Prepara pur contro il mio sen, prepara
695le più atroci vendette...
 Questo (il dirò) del mio rivale è sangue;
 sangue è d’Ernando.
 VENCESLAO
                                        O dei!
 Ernando è morto?
 CASIMIRO
                                    Ed io,
 io ne fui l’omicida.
 VENCESLAO
700Perfido, Ernando è morto?
 CASIMIRO
                                                   E ragion n’ebbi.
 VENCESLAO
 Di svenarmi in quel core
 ragione avesti? Barbaro, spietato,
 tu pur morrai. Vendicherò...
 
 SCENA XIII
 
 ERNANDO e li sudetti
 
 ERNANDO
                                                      A’ tuoi cenni
 qui pronto...
 VENCESLAO
                          Ernando vive? Ernando amico!
 CASIMIRO
705(Vive il rival? Voi m’ingannate, o lumi,
 o tu man mi tradisti?)
 VENCESLAO
 Ma nol dicesti, o figlio,
 poc’anzi estinto?
 CASIMIRO
                                  Io son confuso.
 VENCESLAO
                                                               Ah duce,
 io moria per dolor de la tua morte.
 ERNANDO
710Io morto? Ho vita, ho spirto
 ma per versarlo in tuo servigio, o sire.
 Così Ernando, così dee sol morire.
 VENCESLAO
 So la tua fede.
 CASIMIRO
                             O ferro!
 In qual seno t’immersi?
715Qual misero svenai! Cieli perversi!
 
 SCENA XIV
 
 ERENICE e li sudetti
 
 ERENICE
 Signor, che il tuo potere
 fra giustizia e pietà libri egualmente,
 difensor delle leggi,
 scudo dell’innocenza,
720giusto re, giusto padre, ecco a’ tuoi piedi,
 principessa dolente,
 chiedo la mia vendetta,
 chiedo la tua. Lagrime chiedo e sangue.
 Ti vo’ giudice e padre. Ah rendi al mondo
725a pro del giusto ed a terror dell’empio
 di virtù, di fortezza un raro esempio.
 VENCESLAO
 Sorgi, Erenice, e la vendetta attendi
 che ’l tuo dolor mi chiede.
 ERENICE
 Qual io sia, ben ti è noto.
 VENCESLAO
                                                A’ tuoi grand’avi
730quel diadema che cingo ornò le tempia.
 ERENICE
 Senza offenderti, o sire,
 amar potea l’un de’ tuoi figli?
 VENCESLAO
                                                        Amore
 non è mai colpa, ove l’oggetto è pari.
 ERENICE
 Del pari ambo i tuoi figli
735per me avvampar. Ma ’l foco
 fu senso in Casimiro,
 fu virtù in Alessandro.
 Piacque il pudico amante, odiai l’impuro.
 Amor che strinse i cori
740strinse le destre; e fu segreto il nodo
 per tema del rival, non per tua offesa.
 CASIMIRO
 Mio rivale il germano?
 ERENICE
 Io questa notte i primi
 suoi maritali amplessi
745aver dovea; l’ora vicina e d’ombre
 sparso era il ciel, quando egli
 su le mie soglie istesse,
 traffitto... Ahimè... Perdona
 la libertà del pianto...
750Freddo, esanime, esangue
 versò da più ferite e l’alma e ’l sangue.
 VENCESLAO
 Come? Morto Alessandro?
 ERNANDO
 (Misero prence).
 CASIMIRO
                                  O cieco
 furor, dove m’hai tratto? Io fratricida?
 ERENICE
755Sì, morto è l’infelice;
 e tosto ch’io ti miri vendicata,
 ti seguirò agli Elisi, ombra adorata.
 VENCESLAO
 S’agita al tribunal de la vendetta
 la mia, non la tua causa.
760Erenice, ov’è ’l reo?
 ERENICE
                                       Quando tu ’l sappia,
 avrai cor di punirlo?
 VENCESLAO
 Sia qual si vuol, pronta è la scure, il capo
 vi perderà. Già data,
 data ho la inesorabile sentenza.
765Giustizia è l’ira ed il rigor clemenza.
 ERENICE
 Non tel dica Erenice. Il cor tel dica,
 tel dica il guardo; hai l’uccisor presente.
 Quell’orror, quel pallore,
 quegli occhi a terra fissi,
770il silenzio del labbro e più di tutto
 quel ferro ancor fumante
 de la strage fraterna a te già grida
 che un figlio del tuo figlio è l’omicida.
 VENCESLAO
 (Già cedo al nuovo affanno).
 CASIMIRO
775(O destra? O ferro?)
 ERNANDO
                                        (Miserabil padre!)
 ERENICE
 Casimiro l’uccise. Ei fece un colpo
 degno di lui. Se nol punisci, o sire,
 avido ancor di sangue
 verrà quello a vuotar ch’hai nelle vene.
780L’uccisor d’un fratello
 esserlo può di un padre.
 Vendetta, o re, vendetta
 di te, di me. Ragion, natura, amore
 lo dimanda al tuo core.
785Se re, se padre a me negar la puoi,
 numi del cielo, a voi la chiedo, a voi.
 VENCESLAO
 Parla; le tue discolpe
 giudice attendo.
 CASIMIRO
                                 Il ciel volesse, o sire,
 che del misfatto enorme,
790come n’è ’l cor, fosse innocente il braccio.
 Son reo, son fratricida.
 Non ho discolpe. Il mio supplicio è giusto.
 Io stesso mi condanno, io stesso abborro
 questa vita infelice,
795dal mio re condannata e da Erenice.
 VENCESLAO
 Va’, principessa, ed a me lascia il peso
 de la comun vendetta.
 ERENICE
 Destra real, ti baccio
 e ’l misero amor mio da te l’aspetta.
 
800   Fulminate, distruggete,
 cieli voi che giusti siete
 quell’indegno e traditor.
 
    Ma no, fermate,
 perché s’aspetta
805l’alta vendetta
 al genitor.
 
 SCENA XV
 
 VENCESLAO, CASIMIRO, ERNANDO, poi GISMONDO
 
 VENCESLAO
 Reo convinto, la spada
 deponi, o Casimiro.
 CASIMIRO
 La spada.
 VENCESLAO
                     Sì, la spada.
 CASIMIRO
810Eccola, o re. Già ’l core
 dispongo a sofferir mali più atroci.
 ERNANDO
 Qual raggio a noi volgeste, astri feroci?
 VENCESLAO
 Gismondo, olà.
 GISMONDO
                               Sire, i tuoi cenni attendo.
 VENCESLAO
 Custodirai ne la vicina torre
815prigione il prence.
 GISMONDO
                                     Eseguirò fedele.
 VENCESLAO
 Tu colà attendi il tuo destino.
 CASIMIRO
                                                       Offeso
 or che deggio lasciarti,
 già sento in me la sua fierezza.
 VENCESLAO
                                                          Parti.
 CASIMIRO
 
    Da te parto e parto afflitto,
820o mio giudice, o mio re;
 volea dir mio genitor.
 
    Ma poi tacqui il dolce nome
 che più aggrava il mio delitto
 e più acresce il tuo dolor.
 
 SCENA XVI
 
 VENCESLAO, ERNANDO, LUCINDA da donna
 
 VENCESLAO
825Non son più padre, Ernando. Un colpo solo
 mi privò di due figli.
 ERNANDO
 Casimiro ancor vive.
 VENCESLAO
 Chi è vicino a morir, già quasi è morto.
 ERNANDO
 Un padre re può ben salvare il figlio.
 VENCESLAO
830Se ’l danna il re, non può salvarlo il padre.
 ERNANDO
 Dunque il prence condanni?
 VENCESLAO
                                                      Io nol condanno.
 Il sangue del fratel chiede il suo sangue.
 ERNANDO
 È tuo figlio.
 VENCESLAO
                         Ma reo.
 ERNANDO
                                          Natura offendi,
 se vibri il colpo.
 VENCESLAO
                                E se nol vibro, il cielo.
835Morirà Casimiro.
 LUCINDA
                                   (O dio! Purtroppo
 il suo periglio è certo).
 VENCESLAO
 (Lungi, o teneri affetti).
 Tu va’ mio nunzio a lui, digli che forte
 nel dì venturo ei si disponga a morte.
 
 SCENA XVII
 
 LUCINDA, VENCESLAO, ERNANDO
 
 LUCINDA
840Nel dì venturo a morte?
 Perdona, o re, di Casimiro il capo
 con l’amor mio da le tue leggi esento.
 È re di Lituania,
 tal le mie nozze il fanno;
845e come re non dee
 ubbidir l’altrui leggi.
 Rispetta il grado e ’l tuo rigor coreggi.
 VENCESLAO
 Regina, ei re non era
 nel far la colpa. E la sua colpa il trova
850suddito di mie leggi.
 Rispetta il giusto e l’amor tuo correggi.
 LUCINDA
 È questa la tua fede?
 Così mi sposi al figlio?
 Misera, e in chi poss’io ripor più spene?
 VENCESLAO
855De la real promessa or mi sovviene.
 Regina, il pianto affrena,
 sposo l’avrai né mancherassi a fede.
 LUCINDA
 Lieta gode quest’alma e più non chiede.
 
    Sento già che il mesto core
860incomincia a respirare
 della pena sua crudel;
 
    così doppo il fosco orrore
 più tranquillo scherza il mare,
 più sereno ride il ciel.
 
 SCENA XVIII
 
 ERNANDO solo
 
 ERNANDO
865Di così strani casi
 il fin qual fia? Sarà pietoso o giusto
 il real genitor?
 Temo ancor la pietà di quel gran core.
 Ma tu che pensi, Ernando? Vendicarti?
870Vendicare il tuo amico ed Erenice?
 No no, più generoso
 ti voglio, Ernando. A preservar si attenda
 l’erede alla corona, il figlio al padre.
 A l’ombra d’Alessandro
875diam lagrime, non sangue. Andiam gli sdegni
 a placar d’Erenice.
 In sì nobili sensi
 l’alma s’impieghi e a l’amor suo non pensi.
 
    Troppo sarei crudele,
880se un sangue a te sì caro,
 o afflito genitor,
 versassi ingrato.
 
    E a te sarò fedele,
 se renderò più chiaro,
885più nobile il tuo amor,
 volto adorato.
 
 Fine dell’atto secondo